Giovanni Degli Esposti
- 17/12/2011 12:05:00
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"liberamente si perdono/nella disperazione libera." Più che un verso finale ha il sapore di una sentenza (quasi un epitaffio)... e mi riporta al cuore, per contrapposto, i versi danteschi: "Libertà va cercando chè sì cara/ come sa chi per lei vita rifiuta" ...invece qui tu parli, con "disperazione libera", di una contraddizione di valori, classica di una società massificata che in effetti porta ad una "fuga dalla libertà" (leggi Fromm). Poi cè la figura, quasi satanica, di quel "ipnotizzante signore", che pare richiamare il tolkienniano "oscuro signore", che al di fuori di una lettura semplicistica di quei testi, riassume, in una parafrasi stupenda, tutte le "dittature" umane. Come vedi, Censa, con pochi versi il poeta solleva tumulti di emozioni...
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Loredana Savelli
- 16/12/2011 14:50:00
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Ahimè, cara Censa, è il ritratto dei nostri anni edonisti, della nostra povertà. Come uscirne? La tentazione di dire "io non centro" è forte, ma purtroppo le nostre vite sono interdipendenti e nessuno può dirsi escluso. Dobbiamo agire e non fare, dobbiamo pensare e non sapere, ma soprattutto dobbiamo "essere"!
Un caro saluto e grazie per la tua generosissima attenzione.
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